Di notevole valore è la Cappellina privata di Pio IX, dove l'ancona , incastonata in una ricchissima cornice, ricorda la visita della Madonna a S. Elisabetta nei colori del purismo romano. Nel prospetto a monte, l'uso rigoroso di elementi rinascimentali assunti dal mondo greco–romano, preannuncia qui l’età neoclassica mentre si realizza un complesso dai risvolti eclettici, prodotto dai formalismi della tradizione culturale.
E' un esempio di villa di rappresentanza dove i motivi del barocco, solenni e pesanti, sono interpretati in chiave classicistica attraverso formule architettoniche più sobrie. Villa Albani conchiude un prospetto equilibrato tra pieni e vuoti, luci ed ombre, nel calcolato rapporto tra le ali e il centro, tra il piano nobile e il portico, filtro nell'attacco a terra per aprirsi alla campagna. Ingombranti discendenti d'epoca intelaiano la facciata; colonne tuscaniche e paraste coronate da capitelli ionici scandiscono il piano inferiore, piatte lesene quello superiore. Le torri – avancorpi, agli angoli dell'edificio, una volta contenevano le quattro guardiole per vigilare l'immenso patrimonio che il cardinale aveva dissotterrato e qui accumulato. La finestra con archivolto ad alette e la loggia ad esedra rimandano alla derivazione borrominiana, così il fastigio con l'ovato reinterpretato ci riporta ad un moderato rococò sugli schemi borrominiani che il seicento ignorò, e fu chiamato barochetto. Già dal 1748 erano stati fatti dei notevoli restauri sulla villa che con gli anni il cardinale Albani andava trascurando, e molti altri ne furono fatti dopo la successione a Monsignore Don Giuseppe Albani nipote del cardinale, villa che aveva ereditato alla morte dello stesso nel 1779. Ma nonostante venne affittata o venduta negli anni ad altri proprietari e nonostante notevoli ampliamenti e restauri la villa divenne prima granaio e poi addirittura locanda dopo essere stata anche svaligiata e deturpata. Finalmente nel 1852 la villa venne acquistata dallo stato pontificio e, più precisamente da Papa Pio IX Mastai – Ferretti, che con una spesa di 53.000 scudi riportò agli antichi splendori la sua nuova residenza estiva. Successivamente lo Stato Italiano, grazie all'insigne medico fiorentino, Giuseppe Barellai, che ebbe il merito di aver avviato una grande iniziativa umanitaria a favore dei bambini poveri, rachitici e scrofolosi con l'Opera degli Ospizi Marini: nuova destinazione della villa, incamerata dal demanio con l'unità d’Italia. L'atto di vendita fu notificato il 16 giugno 1881; il dr. Camillo Morganti fu il primo medico residente nel nuovo istituto, nel biennio 1879–1880. Guido Baccelli, Ercoli Pasquali e Pietro Pericoli concretizzarono il progetto attraverso Agostino De Petris, Presidente del Consiglio dei Ministri; i proff. Contini, Ferraresi, Strazzeri, Campagna e Sabatucci, ai nomi dei quali sono stati intitolati i cinque padiglioni, vi profusero le loro più belle energie insieme alle Suore della Carità di S. Giovanna Antida. Ancora oggi, la villa, ha la stessa mansione di allora, in più è al servizio del cittadino con un ampio centro analisi all'avangaurdia con i tempi. Nel periodo estivo, nei suoi giardini, vengono effettuati spettacoli di musica classica o comunque esibizioni con un ampio sfondo culturale.